LINGUAGGIO RADIOFONICO E TELEVISIVO
A cura di: Gian Luigi Pezza  
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Lezione 3

L'interpretazione del messaggio

Con il termine comprensibilità si è soliti indicare la capacità da parte dei soggetti recettori di interpretare correttamente i messaggi del soggetto promotore. La comprensibilità risulterà massima solo se promotore e recettori avranno adottato lo stesso codice linguistico . Anche se può apparire banale tuttavia il punto focale del processo di comunicazione è tutto incentrato sulla comprensibilità. Per quanto riguarda il nostro paese, purtroppo, i sondaggi statistici effettuati su larghi strati della popolazione, al fine di rilevare il grado di comprensibilità di vocaboli in uso dai politici, dagli economisti e dai giuristi, hanno dato risultati sconcertanti. Alcune parole di uso frequente come legislatura, mozione, emendamento, potere esecutivo, rimpasto, inflazione, dicastero hanno dato valori bassissimi di comprensibilità e tali valori sono risultati costanti indipendentemente dall'età, dal sesso, dal grado d'istruzione delle persone. La parola laico è stata compresa solo dal 49 % degli intervistati.

Un test su parole usate in materia d'economia, effettuati su casalinghe con istruzione non superiore alle elementari, ha dato solo il 5,2 % di risposte esatte. Lo stesso test, effettuato su operai di Milano con licenza Scuola media inferiore, hanno dato solo il 6,6 % di risposte esatte. Sempre lo stesso test, effettuato su impiegati romani con licenza Scuola superiore o laurea ha dato il 15 % di risposte esatte .

Questo sta ad indicare che esiste un notevole squilibrio tra i codici di coloro che parlano e quelli di coloro che ascoltano, e siccome ci vorrà del tempo per elevare culturalmente coloro che ascoltano, è necessario che coloro che parlano cambino i loro codici cioè attuino dei processi di semplificazione del loro linguaggio . Nella comunicazione radiofonica, come in quella televisiva, la comprensibilità può venire meno anche per cause tecniche (ad esempio per colpa di interferenze di altre stazioni) oppure a causa della riduzione del livello di attenzione.


(1) Nella comunicazione radiofonica l'univocità del codice linguistico è condizione necessaria ma non sufficiente. Se, ad esempio, il sistema usato per la trasmissione usa la modulazione di frequenza è necessario che i radioutenti possiedano un ricevitore per quel sistema.

(2) Giorgio Bocca su "La Repubblica" affrontava il problema del distacco tra lavoratori e Sindacato riferendo di un'indagine dell'Università di Torino su tre parole usate spesso dai sindacalisti e precisamente plafonamento, quiescenza e parametrazione. Un questionario distribuito a mille operai della FIAT ha rivelato che il 98 % non sa che cosa significano, come dire che la quasi totalità degli operai non sa cosa prevede il contratto per cui sciopera.

(3) Nel 1997 indagini sul grado d'istruzione dei radioascoltatori hanno dato i seguenti risultati: 45 % scuola elementare o meno, 28 % scuola media inferiore, 23 % scuola media superiore, 4 % laurea o equiparata. (v. tabelle comparative in allegato).

(4) Alla fine del 1955 fu condotta un'indagine approfondita sul livello di comprensibilità dei messaggi televisivi da parte degli abitanti di due piccoli paesini di montagna. Nel luglio dello stesso anno erano state trasmesse dal telegiornale le immagini drammatiche dell'affondamento del nostro transatlantico Andrea Doria, venuto a collisione con la nave svedese Stockholm. Nello stesso periodo era andato in onda, in varie puntate, lo sceneggiato Ottocento, tratto dall'omonimo romanzo di Salvator Gotta. Ebbene le immagini del Telegiornale relative alla nave che si inabissava erano state ritenute una finzione, cioè nessuno aveva capito la tragedia che si era consumata, e viceversa lo sceneggiato, che tra l'altro aveva tra i suoi protagonisti Re Vittorio Emanuele II e il Conte di Cavour, era stato interpretato come realtà. Alla domanda dei ricercatori che chiedevano come mai non si fossero accorti, almeno dagli abiti indossati dagli attori, che la vicenda narrata non poteva essere ambientata ai nostri giorni, la risposta fu "Non sappiamo come veste la gente della città, perché non siamo mai andati in città". Da allora sono passati quasi cinquant'anni e sicuramente il grado di comprensibilità di oggi è senz'altro migliorato, tuttavia, anche di recente, alcune trasmissioni di fatti reali come "Un giorno in Pretura" sono state interpretate come finzione.


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Theorèin - Maggio 2004